Studio Arcobaleno

Di cosa si occupa?

Il Neuropsicomotricista si occupa di:

  • Ritardo psicomotorio: sintomatologia di ritardo che investe varie aree di sviluppo, in maniera omogenea oppure disarmonica. Durante il primo anno di vita si possono osservare ritardi relativi al mantenimento ed al controllo delle posture (stare seduto da solo), all’acquisizione di nuove competenze motorie (camminare da solo), fino ad un’ immaturità nell’uso dei passaggi posturali necessari per variare l’assetto corporeo a seconda degli stimoli ambientali.
  • Disturbi della coordinazione: difficoltà nel controllare il proprio corpo, coordinare i movimenti che più segmenti corporei possono compiere insieme. Non viene calibrata la propria forza e si fa fatica ad organizzarsi nello spazio circostante (Maldestrezza). Oppure la difficoltà coincide con l’assenza di programmazione e previsione dell’azione che si vuole compiere (Disprassia).
  • Ritardo mentale:  la capacità di adattarsi in situazioni nuove è carente, mostrando una rigidità del pensiero che non consente rapidamente di adeguarsi ai cambiamenti imposti dall’ambiente esterno. Le capacità intellettive sono al di sotto della norma, ciò influenza lo sviluppo delle competenze comunicative, relazionali, emotive e sociali.
  • Disturbi neuro-motori: patologie che investono l’area della motricità volontaria, cognitiva e linguistica, a causa di una lesione del sistema nervoso centrale. Si riscontrano inoltre deficit sensoriali e percettivi sui quali si può intervenire attraverso la terapia neuropsicomotoria integrata ad interventi di tipo medico, psicologico e neuropsicologico.

 

Oltre ai disturbi appena citati, il neuropsicomotricista collabora con altre figure professionali nel trattamento di alcune patologie quali:

  • Autismo, 
  • Disturbi comportamentali 
  • Disturbi da deficit di Attenzione/Iperattività 
  • Disgrafia e difficoltà nell’espressione grafica

 

Il setting psicomotorio è un ambiente sicuro e privo di pregiudizi, dove il bambino si racconta attraverso il movimento ed ha la libertà di sperimentare la spontaneità dell’atto motorio, comunicando così al terapista sia le propie risorse che le proprie difficoltà.