Studio Arcobaleno

LA VALUTAZIONE DEL GIOCO SIMBOLICO NEL BAMBINO

(DIRE – Notiziario Minori) Roma, 28 mar. – Il gioco è uno strumento utile per rilevare lo stato d’animo di qualsiasi bambino. In esso vengono sollecitati gli aspetti affettivi e cognitivi, che interagiscono, si sollecitano e si influenzano vicendevolmente. La valutazione del gioco simbolico permette quindi una delineazione dei profili di funzionamento dei minori, così da poter evidenziare le loro abilità di coping, di empatia, le capacità affettive e l’intelligenza del pensiero divergente. E’ questo il tema delle due giornate di training promosse dalla Scuola di specializzazione in Psicoterapia dell’età evolutiva a indirizzo psicodinamico dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) a Roma il 5 e 6 aprile, presso l’Aula Magna dell’Istituto comprensivo Regina Elena in via Puglie 6, dalle 9 alle 18.30.

 

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L’INIZIATIVA DELL’IDO: È finalizzata a illustrare il modello teorico-metodologico di Sandra Russ, una nota docente americana, definito Affect in play scale (Aps). Si tratta di uno strumento utilizzato per la valutazione del gioco simbolico del bambino, nella sua doppia versione per l’età scolare (6-10 anni) e prescolare (4-5 anni). LA RICERCA: A guidare i partecipanti in questo percorso sarà Daphne Chessa, docente di Psicodiagnostica dell’Università degli Studi di Padova: “Abbiamo creato un campione normativo ampio, costituito da 1.200 bambini normodotati dai 4 ai 10 anni, provenienti dal centro-nord Italia. All’interno del campione- precisa la docente- non abbiamo differenze di sesso, ma si possono rilevare eventuali differenze di età con la conseguente possibilità di un incremento delle capacità di gioco, punteggi più elevati, o capacità di utilizzo più dinamico dei temi affettivi. I bambini della stessa età utilizzano più o meno la stessa modalità di gioco”.

Secondo Chessa “tutti i clinici utilizzano il gioco come mezzo per entrare in contatto con il minore. Il nostro strumento ha caratteristiche psicometriche valide- spiega l’esperta- che ci permettono di conoscere il piccolo in relazione a delle direttrici di comportamento proprie dei minori della sua età. L’Aps è quindi una linea guida attraverso cui il clinico può leggere- conclude- uno strumento facile da somministrare (bastano 5 minuti), che fa riferimento al profilo di funzionamento e a norme validate su un campione molto ampio di bambini italiani”.

 

http://www.direnews.it/newsletter_minori/anno/2014/marzo/28/?news=07

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