Studio Arcobaleno

Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività

“Marco è un bambino di 6 anni, che da qualche mese ha cominciato a frequentare la Prima elementare. A metà anno le insegnanti hanno richiesto un colloquio con i genitori per segnalare le difficoltà che il bambino ha manifestato all’interno del gruppo classe e condividere una strategia comune che possa aiutare Marco a superarle.

Le docenti riferiscono che il bambino continua a fare molta fatica a stare seduto sulla sedia al suo posto, manifesta il continuo bisogno di muoversi, parlare, mostra difficoltà nel rispetto dei turni e nella maggior parte delle attività che richiedono uno sforzo mentale protratto. Spesso verbalizza: “Devo muovermi!”, “Sono le mie gambe che non riescono a stare ferme!”. Tutto ciò si ripercuote pesantemente sugli apprendimenti.
Inoltre, di frequente, Marco diventa impulsivo: strappa gli oggetti di mano ai compagni o alle maestre, scarabocchia il compito che sta svolgendo, corre fuori dalla classe, manifesta scoppi d’ira in coincidenza delle frustrazioni. Tali atteggiamenti portano, spesso, i compagni ad isolarlo e a rifiutare di condividere momenti di svago o di lavoro con lui.
I genitori, a loro volta, riconoscono che Marco è sempre stato un bambino molto attivo ed impulsivo ed ammettono di avere avuto in passato ed ancora oggi difficoltà nel gestirlo, soprattutto in seguito alla nascita del fratello minore. Nonostante l’età, inoltre, Marco continua ad avere difficoltà nel separarsi dalle figure di riferimento e nell’addormentarsi da solo la notte. In seguito a queste riflessioni, i genitori di Marco decidono quindi di rivolgersi ad uno specialista che possa aiutarli a comprendere cosa stia accadendo al loro bambino e quali siano le strategie più idonee ad aiutarlo”.

Il caso appena descritto è solo uno dei tanti che si sentono sempre più spesso raccontare negli ambienti scolastici e familiari. Negli ultimi anni, infatti, sembra si stia assistendo ad un incremento esponenziale di situazioni nelle quali, ad una porzione sempre più ampia della popolazione infantile, vengono attribuite difficoltà che possono, in alcuni casi e solo in seguito ad osservazioni e valutazioni specialistiche, dare luogo ad una diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder).

COS’E’ L’ADHD?
Il Disturbo da deficit di Attenzione/Iperattività costituisce un quadro piuttosto complesso il cui esordio è precoce e situato prima dei 7 anni di età e la cui sintomatologia si manifesta con le seguenti caratteristiche:

  • DISTURBO DELL’ATTENZIONE
    Appartengono a quest’area una varietà di comportamenti che denotano difficoltà nel mantenere un’attenzione costante e prolungata rispetto all’età quali: tendenza a saltare da un’attività all’altra senza riuscire a portarne a termine alcuna e ad essere dispersivi, dimenticare oggetti o materiale di cui si ha bisogno per portare a termine i compiti, facile distraibilità, disorganizzazione. 
  • IPERATTIVITA’
    Con questo termine ci si riferisce ad un comportamento motorio caratterizzato da eccessiva agitazione e poco appropriato per raggiungere uno scopo prefissato. L’atteggiamento dei bambini “iperattivi” è caratterizzato da livelli particolarmente alti di attività ed energia, ai quali si associano irrequietezza e scarsa coscienza del pericolo.
    Quando si parla di “iperattività” è necessario sottolineare come non esistano al momento in letteratura dati normativi che indichino quale sia il livello di attività da considerare come “limite della norma” nelle diverse fasce evolutive. Inoltre, l’irrequietezza motoria rappresenta una manifestazione estremamente variabile da bambino a bambino e comune a una moltitudine di quadri psicodiagnostici differenti. 
  • IMPULSIVITA’
    I bambini con tale sindrome possono essere imprudenti e incorrere in vari tipi di incidenti, rischiare sanzioni per la loro tendenza ad agire senza riflettere, mostrare scarsa tolleranza alla frustrazione e mancanza di autocontrollo.

La maggioranza degli autori sono piuttosto concordi nel constatare la presenza di questi diversi fattori, ma, per quanto riguarda il peso da attribuire ad ognuno di loro ed i reciproci rapporti causali, esistono posizioni alquanto differenti.

Il DSM-IV-TR, a seconda della preponderanza di un’ area sull’altra, distingue tre sottotipi di disturbo:
1. Tipo Combinato; se i sintomi di disattenzione e i sintomi di iperattività-impulsività si equivalgono nel tempo.
2. Tipo con Disattenzione predominante; se i sintomi di disattenzione si presentano in misura maggiore rispetto a quelli di iperattività-impulsività.
3. Tipo con Iperattività/Impulsività predominanti; se i sintomi di iperattività-impulsività si presentano in misura maggiore rispetto a quelli di disattenzione.

A differenza del DSM-IV-TR, l’ICD-10 richiede la presenza dei sintomi rispetto ai tre ambiti per generare la diagnosi di “Disturbo Ipercinetico”, distinguendone due sottotipi in funzione dell’associazione o meno al Disturbo della Condotta.

I bambini cui viene diagnosticato un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività appartengono a un gruppo che può risultare piuttosto eterogeneo nelle caratteristiche che assume. Alcuni di loro presentano ritardi del linguaggio e/o nello sviluppo motorio, mentre altri possono raggiungere la maggior parte delle tappe fondamentali dello sviluppo nel momento previsto. La stessa variabilità si può riscontrare rispetto al livello cognitivo: alcuni bambini presentano ritardi più o meno lievi, mentre altri manifestano un profilo cognitivo nella norma, se non eccellente.
Le difficoltà di apprendimento sono piuttosto comuni e comportano un carico di frustrazione piuttosto elevato da sopportare sia per il minore che per la sua famiglia. I bambini che hanno queste difficoltà, infatti, possono crescere dovendo affrontare forti sentimenti di autosvalutazione e disistima. L’impossibilità di far fronte all’impulsività e all’agitazione, inoltre, può portarli spesso ad una perdita di controllo che contribuisce ad incrinare le loro relazioni familiari e sociali.

 

tempesta

Fino ad oggi l’eziologia dell’ADHD rimane sconosciuta e, ad eccezione che sul piano descrittivo, nessuna teoria eziopatogenetica ha permesso da sola di spiegare la comparsa del disturbo nel bambino. Anche se le principali ipotesi interpretative si sostengono su di una teoria organico-biologica, esistono molto altri fattori che interferiscono nell’insorgenza e/o peggioramento dei sintomi, contribuendo a rispecchiare la natura multidimensionale del disturbo.

Il quadro diagnostico diviene ancor più complesso se si pensa che alcuni sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, quali per esempio l’iperattività stessa, possono essere effetti secondari di una patologia diversa. La valutazione diagnostica deve essere quindi fatta da uno specialista, che prenderà in considerazione tutti gli aspetti legati al disagio manifestato. Nonostante i questionari e i test presenti in letteratura, infatti, la diagnosi si basa ancora principalmente sul giudizio clinico e sul riscontro delle manifestazioni comportamentali presenti nei manuali diagnostici. Per evitare una diagnosi soggettiva, quindi, è necessario svolgere una valutazione diagnostica adottando una prospettiva globale ed evolutiva che proponga, un’indagine clinica approfondita per ogni bambino nella quale si richiede di:

  • procedere ad un’accurata raccolta dei dati anamnestici e dei resoconti di familiari ed insegnanti;
  • effettuare un’osservazione che prenda in considerazione tutte le aree dello sviluppo, ponendo particolare attenzione all’evoluzione dei processi di attenzione (selettiva VS globale) e all’identificazione negli stessi di eventuali alterazioni;
  • effettuare eventuali visite specialistiche di approfondimento;
  • comprendere in che modo la sintomatologia presentata dal bambino interferisce sui suoi contesti di vita e quali strategie terapeutiche adottare.

Soltanto grazie ad un accurato lavoro diagnostico, sarà possibile procedere all’eventuale identificazione del disturbo e delle conseguenti fragilità che necessitano di una presa in carico.
Nel caso specifico del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività sarà necessario impostare un lavoro globale, ovvero, da una parte, mirato alle esigenze specifiche del bambino, dall’altra, esteso ai diversi contesti di vita, (familiare e scolastico in particolare), fortemente coinvolti nell’evoluzione della sintomatologia.
Il trattamento terapeutico sarà rivolto alla presa in carico sia degli aspetti legati alle difficoltà di attenzione che alla elaborazione delle fragilità emotive, cognitive e comportamentali, che contribuiscono a potenziare tali difficoltà.

 
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